Il declino dell’autotrasporto nella provincia di Rieti

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Il declino dell’autotrasporto nella provincia di Rieti

L’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Rieti, prendendo spunto dall’assemblea nazionale di Confartigianato Trasporti, tenutasi a Roma lo scorso 16 dicembre 2023, ha pubblicato uno studio che pone particolare attenzione al trasporto locale, alla situazione delle imprese, alle prospettive future e al sistema infrastrutturale territoriale. Una visione a 360° di un comparto che appare indispensabile per l’economia del Paese, ma allo stesso tempo in grande difficoltà.

Sono 82.531 le imprese che operano sul territorio nazionale che danno lavoro a 381.000 addetti. Il 68,4% sono MPMI.

Il trasporto è interessato da un cambiamento epocale soprattutto dal punto di vista del rinnovo del parco veicolare. Le imprese hanno speso ben 375 milioni in investimenti, con un aumento del 16,7% delle immatricolazioni di veicoli industriali tra gennaio e novembre 2023. Per rendere possibili questi investimenti, il 72,2% degli imprenditori ha dovuto ricorrere a risorse proprie.

A livello nazionale, il Lazio non è sicuramente tra quelle regioni dove operano più imprese, sono infatti 6.340 su un totale di 82.531.

Prima di addentrarci nell’analisi dei dati che ci riguardano da vicino, vediamo quali sono i problemi principali che interessano il mondo dell’autotrasporto.

Il primo problema è la capacità di gestire correttamente le merci, il loro approvvigionamento e la distribuzione. Essendo il trasporto uno degli anelli finali della catena, subisce particolarmente gli effetti delle dinamiche di domanda e offerta nei periodi di crisi come quello che stiamo vivendo e soprattutto le speculazioni messe in campo dagli attori intermedi che sfruttano a proprio vantaggio le attuali situazioni di conflitto. Il Covid ha fatto sì che la necessità di trasporto sia cresciuta, Anas e Autostrade rilevano una crescita del 7% del trasporto su mezzi pesanti rispetto al passato, ma il settore ha risposto in maniera disordinata e convulsa. Non manca dunque la domanda, ma la capacità di soddisfarla. Le infrastrutture, spesso congestionate, rallentano le consegne e la rete ferroviaria non è ancora pronta per il trasporto intermodale. Non riesce cioè ad accogliere i nuovi volumi di traffico provenienti dal trasporto su gomma. Non da meno la difficoltà a reperire autisti, opportunamente formati e con la giusta esperienza. E poi, ovviamente, c’è il tema dei costi. Nel 2022/23 il costo principale è certamente quello del carburante, per via della crisi energetica scoppiata in seguito al conflitto russo-ucraino, visto che il carburante incide per circa il 30% dei costi di un’azienda di trasporto.

Consistenza dell’autotrasporto nel Lazio e a Rieti

Nella regione Lazio sono attive 6.340 imprese di cui 1.759 artigiane, il 27,7% del totale che danno lavoro a 37.646 addetti. Nelle MPI lavorano 21.763, il 57,8% del totale. Quello che salta subito agli occhi è la bassa percentuale di imprese artigiane sul totale, solo il 27,7%. Tra le più basse nel settore artigiano, nonostante storicamente le imprese dell’autotrasporto erano inquadrate all’albo delle imprese artigiane.

Potremmo dire che la fuga dell’artigianato nell’autotrasporto merci è ancora più evidente che altrove. Rieti è la cenerentola del Lazio con solo 157 imprese attive al III trimestre 2023. Le imprese artigiane sono 78, il 49,7% del totale, il migliore nel Lazio.

L’Ufficio Studi di Confartigianato si è soffermato anche sull’andamento delle iscrizioni e cancellazioni degli ultimi quattro anni. Su 97 imprese, iscritte all’albo artigiani il 01 gennaio 2020, in quattro anni hanno chiuso i battenti 27, a fronte di solo 8 nuove imprese. Il dato peggiore riguarda il 2023: 0 iscritti, 7 cancellati. Nonostante un quadro non proprio rassicurante, l’autotrasporto reatino dà comunque lavoro a 313 addetti, tutti occupati in MPI.

I dati del Registro Imprese della Camera di Commercio Rieti – Viterbo non solo confermano la tendenza negativa già evidenziata dall’albo delle imprese artigiane ma rafforza una recessione che vede l’autotrasporto merci in C/T sull’orlo di una crisi irreversibile.

In quattro anni, 2020/2023, sono scomparse 62 imprese e ne sono nate 30, con un saldo negativo di -32.

L’anno che ha visto il numero di cessazioni più alto è il 2022, 30 imprese, ma questo potrebbe essere dovuto ad una sorta di “pulizia” operata d’ufficio dal Registro Imprese.

Delle 30 nuove imprese, solo 8 risultano essere imprese artigiane, resta da capire le altre 22 che inquadramento abbiano.

Difficile immaginare che una start-up possa avere una dimensione, una organizzazione, un numero di dipendenti tale da poter essere inquadrata in un settore diverso da quello artigiano.

C’è il rischio concreto che ci si trovi di fronte ad un sistema di evasione/elusione contributiva, peraltro molto diffusa anche in altre parti d’Italia, o ad altri escamotage che portano comunque allo stesso risultato.

C’è un futuro per l’autotrasporto reatino?

Se è vero che la tendenza in atto, destinata a mantenersi attiva anche in futuro, è quella di una crescita della domanda di trasporto, allora bisogna ripensare anche il trasporto e la logistica locale.

L’autotrasporto, insieme al trasporto aereo delle merci e del traffico sui traghetti, è superiore ai dati del 2019, quindi prima della pandemia, e ci sarà sempre di più richiesta di trasporto da parte di privati e aziende, allora occorre domandarsi come affrontare le nuove sfide.

Maurizio Aluffi, direttore di Confartigianato Imprese Rieti, fotografa così il momento: “Il trasporto dovrà necessariamente evolversi anche per un chiaro disegno europeo, verso l’intermodalità, con un passaggio graduale verso la ferrovia. Lo chiede il processo di decarbonizzazione avviato nel continente, che ha bisogno di avere un’effettiva parità di condizioni tra trasporti ferroviari e su gomma. Un nuovo modo di movimentazioni delle merci, afferma Aluffi, che non può prescindere da una logistica che ha come punto di riferimento i territori. Strade, aeroporti, ferrovie, rotte navali, unite da un unico obbiettivo: razionalizzare e velocizzare. La sfida è sui territori. Un sistema infrastrutturale come il nostro non può reggere alla velocità del cambiamento. Alla velocità, in questo la digitalizzazione può orientare, conclude il direttore Aluffi, deve unirsi una riduzione dei costi per l’impresa che oltre ai costi del carburante deve pensare ad una razionalizzazione delle uscite in strada dei mezzi, provando a lavorare il più possibile a pieno carico e non trovarsi a ritornare alla base con il mezzo vuoto. Quindi un sistema organizzativo coordinato e moderno dove l’autotrasporto lavora in sinergia con le istituzioni per riconquistare terreno e porsi come protagonista di una trasformazione epocale”.

 

2024-01-10T10:20:47+02:0010 Gennaio 2024|

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