Circola da giorni la notizia di una possibile estensione delle norme per lo Split Payment che, se fosse confermata, ha già ricevuto pesanti critiche da tutto il mondo imprenditoriale già in crisi dall’emergenza COVID-19 e sempre alle prese con una procedura per la quale si era già richiesta l’abrogazione.
Cos’è lo Split Payment? Il sistema dello Split Payment IVA, riferito alle cessioni di beni e prestazioni di servizi nei confronti di Pubbliche Amministrazioni, è stato adottato dallo Stato Italiano in deroga alle norme generali europee sull’IVA.
La misura, dettata dalla necessità di combattere l’evasione e l’elusione fiscale, è per sua natura straordinaria e temporanea. Infatti il sistema ordinario in ambito europeo prevede che l’imposta sia versata allo Stato direttamente dal Debitore (prestatore o cedente) e non dalle Amm.ni Pubbliche, come invece previsto nello Split Payment.
In deroga al sistema ordinario, il Consiglio dell’Unione europea, in ragione dei benefici ottenuti in termini di sostanziale incremento del gettito IVA in favore dell’Erario, aveva autorizzato l’Italia ad applicare le norme in tema di split payment sino alla data del 30 giugno 2020.
Cosa succede il 30 giugno e perché è d’interesse per le imprese? Salvo proroghe dell’ultimo minuto, in data 30 giugno 2020, cesserebbe la possibilità per lo Stato italiano di utilizzare l’istituto dello Split Payment. L’Italia ha già richiesto alla Commissione Europea un’ulteriore deroga fino al 30 giugno 2023, motivata dalla semplificazione della riscossione dell’imposta e dalla lotta all’evasione fiscale.