L’inarrestabile declino dell’artigianato

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L’inarrestabile declino dell’artigianato

A metà settembre 2023 Confartigianato Imprese Rieti lanciava l’allarme: in dieci anni, solo nella provincia reatina, gli artigiani sono diminuiti di ben 870 unità. Con un -17% Rieti segna il dato negativo peggiore del Lazio, insieme a Viterbo, da 5108 artigiani del 2012 a 4238 del 2022. E siamo sicuri che nel frattempo il numero non sarà ancora diminuito?

Il dato, purtroppo, è comune a gran parte di Italia, tant’è che in dieci anni (dati INPS 2022) gli artigiani sono scesi di quasi 325mila unità.

Sono scomparse le vecchie botteghe artigiane che vedevano al lavoro calzolai, fabbri, orologiai, sarti, panettieri, ecc. Spesso erano imprese familiari che davano lavoro a diversi componenti dello stesso nucleo familiare. Attività storiche che raccontavano le realtà dei luoghi, delle piazze, dei quartieri, della via, punti di riferimento dei cittadini. Un senso di abbandono che alimenta l’insicurezza. Un segnale importante che mostra il peggioramento della qualità della vita.  Queste attività erano il segnale di una coesione sociale forte, luoghi di socializzazione. Un fenomeno che ha gravi ripercussioni sugli anziani che spesso non hanno mezzi per spostarsi magari solo per fare la spesa.

Ma quale è la causa? Ho provato a ripercorrere gli ultimi trent’anni di storia di questo modo affascinante, fatto di geni e di persone che hanno dedicato la vita al lavoro. Questo mio pensiero è talmente vero che molti anni fa anche i padri della nostra costituzione se ne erano accorti, tant’è che l’art. 45 comma 2 della Costituzione della Repubblica Italiana recita: «La Legge provvede alla tutela e allo sviluppo dell’artigianato, quale patrimonio economico e culturale dei nostri territori e delle nostre comunità». Quindi, prima ancora della tutela della singola impresa, viene anteposto il contesto in cui opera e il ruolo sociale dell’artigianato.

Il legislatore, in virtù dell’art. 45 della Costituzione, avrebbe dovuto mettere in atto una serie di azioni di tutela e di sviluppo dell’artigianato, quale insieme di capitale umano, materiale e immateriale detentore di saperi e di competenze propri del saper fare artigiano, in funzione del suo valore straordinario e distintivo, storico, economico e culturale.

Questa prerogativa rende un prodotto artigiano unico, superiore rispetto a uno realizzato in serie nelle industrie. Il prodotto artigiano è il risultato del lavoro personale e professionale del singolo, seguendo intuizioni individuali lontano da un processo standardizzato. La regola è che ciascun prodotto è un pezzo unico. Ciò comporta inevitabilmente un costo maggiore per il prodotto artigianale rispetto a quelli di provenienza industriale e da qui la necessità di predisporre maggiori e specifiche norme di tutela e sviluppo a favore del comparto rispetto alle dinamiche di mercato. Il valore e l’esclusività del prodotto artigianale è caratterizzato dal suo legame con il territorio in cui viene realizzato e, quindi, dalla storia e dalle tradizioni di quel luogo e di quella comunità, nonché dai legami sociali e culturali consolidatesi nel tempo.

Eppure nell’ultimo ventennio l’appeal dell’artigianato, soprattutto verso i giovani, è andato scemando. Paradossalmente, e forse non era nemmeno nella volontà del legislatore, il ruolo dell’artigianato è venuto meno o si è molto indebolito a seguito della Legge Costituzione n. 3 del 2001 che ha modificato il titolo V della Costituzione, ai sensi dell’art. 117, rendendo l’artigianato materia di esclusiva competenza delle Regioni. Ciò ha significato, per il comparto, finire in un limbo. La stragrande maggioranza delle Regioni si è ben guardata dall’istituire strumenti di sostegno del settore. La Regione Lazio, a livello legislativo tra le più lungimiranti, si è invece dotata della Legge n. 3/2015. Ma come spesso accaduto, dopo 8 anni, risulta inattuata, soprattutto verso l’artigianato artistico, minato alle radici da diffuse forme di abusivismo camuffato spesso nella figura dell’hobbista. Da anni, come Confartigianato, sosteniamo la regolamentazione di questo fenomeno.

Va indentificata e circoscritta la figura dell’hobbista come soggetto che, senza partita IVA e nell’ambito di manifestazioni o eventi fieristici, espone in maniera saltuaria e occasionale, merce di modico valore per la vendita o lo scambio. Confidiamo che a livello di Conferenza Stato-Regioni si trovino le intese per individuare i requisiti per svolgere l’attività di hobbista, in particolare: il rilascio di titolo abilitativo e tesserino identificativo, il rispetto di limiti in ordine di prezzi e valore complessivo della merce esposta e l’assolvimento di oneri informativi per partecipare a eventi o manifestazioni. Sarà fondamentale raggiungere l’obiettivo dell’uniformità di regolamentazione a livello nazionale.

È sotto gli occhi di tutti come politiche messe in atto in questo ventennio, in particolare dalla Regione Lazio alla luce di quanto affermato dalla Costituzione nel citato articolo 45, non siano state in grado di tutelare quello che potremmo definire il “patrimonio artigiano”, ossia l’insieme degli artigiani. Un comparto che comunque nel tempo ha dimostrato di essere in grado non solo di resistere alla globalizzazione, ma anche di competere in un processo economico complesso e spietato.

In conclusione cito un passaggio di un interessante riflessione di “Maestri artigiani e nuovi talenti per il #MadeinRome”: «La Costituzione indicava – attraverso il concetto di ‘Sviluppo’ – la strada per questa trasformazione evolutiva, necessaria affinché – innestando innovazione, non solo tecnologica e digitale, ma anche di Metodo organizzativo e di Processo produttivo – non venisse dispersa la tradizione in favore di un processo di massificazione». Questo, purtroppo, non è avvenuto.

Il Direttore di Confartigianato Imprese Rieti – Maurizio Aluffi

2023-11-24T10:29:23+02:0024 Novembre 2023|

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